sabato 22 giugno 2024

Monaco e la vita di periferia

Monaco è la mia seconda città. Una città che è entrata nella mia vita molti anni fa, quando ci ho abitato per un periodo, e che poi non è mai più uscita. Ogni tanto ho bisogno di andarci, ho bisogno di camminare sulla Kaufingerstraße e vedere quali sono i negozi nuovi e quelli che invece non ci sono più. Ogni volta cerco di ricordare dove fosse il World of Music, quel WOM che era un punto di ritrovo, un luogo in cui passare ore con le cuffie ad ascoltare musica. Un negozio nuovo e, allora, negli anni Ottanta, innovativo, che invece oggi sarebbe anacronistico. E mentre lo cerco, osservando la nuova fisionomia che di volta in volta la città assume, mi accorgo in realtà di cercare la ragazza che ero a diciotto anni. E a volte la intravedo in una birreria storica, dove andavo a prendere una torta, oppure a una finestra della libreria di fronte al Glockenspiel.
Quello che non avevo mai fatto, in tutti questi anni, nonostante le volte in cui sono tornata, è stato andare dove abitavo allora. E invece questa volta ho voluto farlo, perché poi quando mi ricapita di andarci con la macchina? Eppure allora la macchina non l'avevo, ma andavo lo stesso avanti e indietro da Marienplatz e da Schwabing senza nessun problema. Ho rivisto la fermata dell'autobus che, dall'ultima stazione del metrò, quella dell'Olympiazentrum, mi portava nella periferia in cui percorrevo velocemente il tratto che conduceva a casa. Lo facevo anche di sera, qualche volta con un brivido di paura, qualche altra con la tranquillità incosciente di chi è ancora giovane. 
È stato quando ho ripercorso quella strada in macchina e mi sono ritrovata davanti a una casa disabitata, con il prato incolto, le altalene abbandonate, che ancora, come allora, ho ritrovato la similitudine con la via di Milano in cui sono cresciuta. Se non fossi stata abituata a vivere in una zona periferica a Milano, probabilmente avrei avuto più difficoltà anche a vivere in una zona periferica a Monaco. Allora invece era normale. Quando ha iniziato a diventare indispensabile avere una stazione del metrò vicino a casa? Di preciso non lo so, ma so che quel giorno sono invecchiata.
Io e i miei amici vivevamo in periferia, andavamo a scuola in zone centrali, tornavamo a casa a pranzo, quasi sempre facevamo un'escursione in centro nel pomeriggio e spesso ci tornavamo di sera. Non ci pesavano i tratti a piedi e quelli in autobus e ci stupivamo sempre di quanto fosse veloce il metrò. Non piantavamo tende per difendere il diritto ad avere una casa in centro, anzi, nemmeno la volevamo, allora, quella casa in centro, perché amavamo la periferia e il senso di libertà che ci davano quelle corse avanti e indietro. E io amavo anche la casa di Monaco e mi è dispiaciuto trovarla abbandonata, senza un nome sul cancello, senza voci di bambini che giocavano. Credo che non ci tornerò più, perché difficilmente avrò ancora il tempo di tornare fin lì, le prossime volte che sarò a Monaco.