"Come va?" chiedo.
"Bene, benissimo, siamo contenti!! Devo dire che la fede al dito è una bella sensazione, dà un senso di forza e di unione!"
"Ah sì?" dico un po' perplessa. Devono avermi rifilato una fede farlocca.
Della mia città amavo la velocità, la frenesia di voler fare tutto e la possibilità di farlo. Amavo i cinema, i teatri, le mostre, ma anche i ristoranti, i negozi, il traffico. Amavo gli inverni lunghissimi, che speravo finissero presto, e le estati torride. Amavo la nostalgia del mare, la voglia di partire e la gioia di tornare. Adesso non lo so più perché ora questa città non sarà più la stessa.
"Come va?" chiedo.
"Bene, benissimo, siamo contenti!! Devo dire che la fede al dito è una bella sensazione, dà un senso di forza e di unione!"
"Ah sì?" dico un po' perplessa. Devono avermi rifilato una fede farlocca.
Il Don Lisander è un posto piacevole, a Milano, eppure fuori Milano, pieno di storia e capace di innovare, mescolando piatti della tradizione a nuove creazioni, sempre colorate, sempre interessanti. Ci sono tanti stranieri, persone che sono in vacanza nella nostra città, e per una sera, mentre siamo rimasti lì, ci siamo sentiti in vacanza anche noi, in quest'estate che vorrei dilatare all'infinito. Non so come sarà dopo, come saranno i prossimi mesi, ma questa sera, in un giardino milanese, nascosto tra le strade del centro, la normalità sembrava una cosa facile.
I post di oggi sono tutti dedicati a quello: sono passati vent'anni da quell'11 settembre, che ha cambiato il mondo e l'ha reso un po' più brutto. Ci siamo abituati a viaggiare senza bottigliette d'acqua e senza forbici. Automaticamente, scegliamo contenitori da viaggio per liquidi che siano piccoli, li mettiamo in una busta di plastica e nemmeno ci ricordiamo perché. Non ci ricordiamo che una volta ci sarebbe sembrato assurdo e che per tanto tempo abbiamo viaggiato con le forbici e l'acqua. Ci ricordiamo invece tutti benissimo dove eravamo quel giorno e cosa stavamo facendo. Sembra passato poco tempo e poi invece diventa tanto per tutte le cose che sono successe e cambiate.
Quel giorno abbiamo avuto la consapevolezza che avrebbe potuto succedere ancora e ovunque e che con questa consapevolezza avremmo dovuto vivere sempre.
Mi ricordo le immagini di Arafat che si faceva riprendere mentre allungava il braccio per donare il sangue e quelle di alcuni palestinesi che esultavano.
E poi mi ricordo il libro di Don DeLillo, Falling Man, un libro che non mi era piaciuto, che non ho più, ma che spesso mi torna in mente e ogni volta che ci ripenso mi rendo conto di quanto fosse bello. E bella è quella frase, scontata e rassicurante, che ad un certo punto la protagonista scopre e ripete nella sua mente, perché le cose ovvie e scontate sono quelle che fanno stare bene quando tutto precipita: «The sun is a star».