I post di oggi sono tutti dedicati a quello: sono passati vent'anni da quell'11 settembre, che ha cambiato il mondo e l'ha reso un po' più brutto. Ci siamo abituati a viaggiare senza bottigliette d'acqua e senza forbici. Automaticamente, scegliamo contenitori da viaggio per liquidi che siano piccoli, li mettiamo in una busta di plastica e nemmeno ci ricordiamo perché. Non ci ricordiamo che una volta ci sarebbe sembrato assurdo e che per tanto tempo abbiamo viaggiato con le forbici e l'acqua. Ci ricordiamo invece tutti benissimo dove eravamo quel giorno e cosa stavamo facendo. Sembra passato poco tempo e poi invece diventa tanto per tutte le cose che sono successe e cambiate.
Quel giorno abbiamo avuto la consapevolezza che avrebbe potuto succedere ancora e ovunque e che con questa consapevolezza avremmo dovuto vivere sempre.
Mi ricordo le immagini di Arafat che si faceva riprendere mentre allungava il braccio per donare il sangue e quelle di alcuni palestinesi che esultavano.
E poi mi ricordo il libro di Don DeLillo, Falling Man, un libro che non mi era piaciuto, che non ho più, ma che spesso mi torna in mente e ogni volta che ci ripenso mi rendo conto di quanto fosse bello. E bella è quella frase, scontata e rassicurante, che ad un certo punto la protagonista scopre e ripete nella sua mente, perché le cose ovvie e scontate sono quelle che fanno stare bene quando tutto precipita: «The sun is a star».
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