domenica 16 gennaio 2022

L'influenza

Facebook mi ricorda che tre anni fa avevo l'influenza. 

Mi ero svegliata che stavo bene, mi ero truccata, avevo indossato una gonna nera e una giacca a scacchi neri e blu che indossato abbastanza spesso quando in inverno andavo anora in ufficio. L'avevo comprata da Luisa Spagnoli durante una gita a Lecco.

Ero uscita un po' di corsa,come sempre. Avevo preso il metrò mentre leggevo un libro di Virginia Woolf e ad un certo punto mi ero resa conto di non riuscire più a leggere, avevo uno strano malessere che non passava. A Cadorna speravo che la coppia seduta davanti a me scendesse lasciandomi il posto, ma niente, i due si ostinavano a restare seduti. Quando il treno ripartì, mi girai verso un tizio, la prima persona che mi capitò a tiro. "Sto svenendo," dissi. L'ultima cosa che mi ricordo è il suo sguardo terrorizzato. Quando mi ripresi, ero semidistesa sui sedili della coppia che non era scesa a Cadorna e loro, insieme a altre persone, mi si abitavano intorno preoccuparti. 

Scesi a Duomo, mi seguirono la coppia, un ragazzo e una ragazza. Mi scusai dicendo che doveva essere un calo di pressione. Il ragazzo mi disse che era capitato anche a lui la settimana prima. La ragazza mi disse che aveva una torta, che voleva portarla in ufficio, ma se volevo me la regalava. Rimasero con me fino all'arrivo dell'ambulanza,  confermandomi l'idea che ci sono tante brave persone. 

I medici dell'ambulanza non trovarono niente di strano negli esami preliminari, mi proposero di andare al pronto soccorso, rifiutai: volevo solo andare a casa, spogliarmi, struccarmi e tornare a letto. Mi sembrava un'impresa titanica e quando riuscii a seppellirmi nel mio letto mi sentii felicissima. Avevo avvisato solo al lavoro. Quando alla sera mia sorella mi chiamò per un caffè, scoprii di avere la febbre alta. Era una banalissima influenza. Chissà se riusciremo ad avere ancora una banalissima influenza, a provare quel senso di beatitudine di arrivare finalmente a letto, con la certezza di riprenderci presto. Chissà se riusciremo a non sentirci radioattivi ad ogni starnuto.



sabato 15 gennaio 2022

In palestra

Nello spogliatoio stavo parlando con una persona che conosco perché da anni ci incrociamo in quello stesso spogliatoio. L'argomento era sempre lo stesso di questi due anni: ne usciremo? Una signora si è intromessa educatamente, ha detto che non ne usciremo ma va bene così, in fondo, cosa ci manca. Le ho fatto notare che, per esempio, nemmeno ci vediamo più in faccia per via delle mascherine ma poi ho capito che per lei non è fondamentale. Infatti mi ha risposto che si sforza di pensare che la nostra vita normale, adesso, è questa e pensarlo la conforta. Poi ci ha salutato: "State tranquille, andrà tutto bene."



sabato 1 gennaio 2022

2022

Di questo anno non abbiamo il coraggio di dire niente, solo speriamo che sia diverso dagli altri due che l'hanno preceduto, anche se in qualche modo sappiamo che è impossibile, che quello che è successo non potrà essere cancellato. Io vorrei che tornassimo a essere padroni dei nostri giorni, a poter decidere cosa fare e come farlo, a programmare viaggi a lunga distanza, con biglietti acquistati con mesi di anticipo per sfruttare qualche offerta. Ma non tutti lo vogliamo, a qualcuno piace questo nuovo mondo, che si chiama "nuova normalità ", ma che di normale non ha nulla. 

Facebook mi rimanda i ricordi di altri inizi d'anno con gli auguri di un amico e i ricordi si mescolano con quelli di quando Facebook non c'era e eravamo ragazzini e poi giovani. Siamo stati giovani insieme, abbiamo condiviso molto, ma ora non ci parliamo più perché o sei sì vai o sei no vai e non c'è scambio, una scelta diversa può significare un tradimento. 

Qualche sera fa, in palestra,mi sono vita nello specchio, mentre facevo un esercizio. Ho guardato il mio volto e mi sono stupita di quanto sono invecchiata. Quando ho iniziato a invecchiare? In ogni caso in questi due anni sono invecchiata di più e più velocemente.

Sempre Facebook mi ha rimandato una foto con il cappello e la sciarpa viola. Non avevo ancora quarant'anni, abitavo in un'altra casa. Di quella foto mi è rimasta solo la sciarpa.