sabato 12 ottobre 2024

Il seno e la politica

Eh niente, con Rosella Postorino c'è sempre qualcosa che mi fa rabbrividire di fastidio. Leggo su F un estratto del suo romanzo, qualcosa che forse avevo anche già letto da un'altra parte. Questa storia del seno, che è cresciuto e che in qualche strano modo entra anche in relazione con il fatto che si possa voler bene anche a un padre maschilista. E mi fa restare proprio perplessa questa rivelazione, che per la Postorino sembra essere rivoluzionaria e forse anche un po' vergognosa, e invece è una cosa del tutto naturale, soprattutto perché stiamo parlando (mi sembra) di un maschilismo che deriva da un retaggio culturale, da un maschilismo mon violento e che alla fine si sgretola contro la modernità di una donna che lavora. 
Ma forse non capisco perché io invece ho avuto un padre femminista, il più femminista di una famiglia in cui gli altri membri erano donne. 
Eppure per me è naturale che si possa voler bene a un padre maschilista, come si può voler bene a un padre con idee diverse. Come si può voler bene a una madre che si veste male, a un fratello che non è bravo a scuola  
Perché le cose importanti per me sono altre. E qui torniamo al seno. 
A tutti quanti,  maschi o femmine, è capitato qualche volta, da ragazzini, di essere presi in giro per qualcosa, fosse un vestito o una caratteristica fisica. Tutti quanti probabilmente ci siamo rimasti male, ma crescere vuol dire anche superare quel momento, saper magari sorridere di quello scherzo che un tempo ci ha fatto male. Crescere vuol dire rimettere le cose a posto, guardare da un punto di vista più lontano, vedere dall'esterno quel momento nel quale una volta siamo rimasti impantanati. Oggi invece c'è quasi un compiacimento nel non saper restituire alle cose la loro dimensione, anzi, a renderle ancora più grandi di quello che ci erano sembrate da bambini, a trasformarle in politica e a farne quindi questioni noiosissime e infinite di vittimismo. 
E allora anche un collega che dice di finirla di parlare di tette diventa un frustrato che desidera quelle tette. Può darsi. Ma può darsi anche che invece fosse solo stufo di sentir parlare di tette, senza nessun retropensiero. E anche se la Postorino, tra i due, è poi quella che lavora con le parole, è pur sempre lei quella che scrive "a mensa" e qui c'è da chiedersi dove diavolo sia finito l'editor del libro. 



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