domenica 15 settembre 2024

Chi va e chi viene

"È la vita", si dice. Alcune persone passano e se ne vanno. Altre arrivano. Altre tornano. Poi ci sono quelle che, pur essendo andate, restano sempre e te le ritrovi addosso, accanto, dentro nei momenti più impensati.
 

sabato 7 settembre 2024

La libertà

Alla fine è sempre la libertà che dà fastidio.
La libertà di essere come si vuole, di pensare oltre i luoghi comuni, di uscire dagli schemi nei quali vorrebbero relegarci.
La libertà di essere diversi da loro, di scegliere cose e percorsi differenti. 
La libertà di volere altro, di fare altro, di pensare altro. 
Non c'è davvero niente che fa arrabbiare più della libertà. 



venerdì 30 agosto 2024

Frasi d'estate

Le frasi più assurde (e divertenti) di quest'estate:

Arrivare quarti alle Olimpiadi è fantastico. 

Un po' di pioggia ci vuole. 

Alain Delon rappresentava una mascolinità superata.





mercoledì 31 luglio 2024

La notte

C'è una notte contro cui sbatto sempre. Me la ritrovo davanti, alla fine del mese che continuo a considerare il mio preferito, ma che poi diventa malinconico, per la città vuota e per tutte quelle ricorrenze che si accumulano.
È una borsa da viaggio tornata da sola. Un temporale estivo che si scatena e poi svanisce. Così tanti anni che non riesco a contare.
Non ho pensato a lei ogni giorno di tutti questi anni. La vita è stata veloce, spesso frenetica. Eppure lei è rimasta con me, mi è capitato di ritrovarla nel modo di regolare una tapparella, nella scelta di una gonna, guardando dal finestrino di un treno.


sabato 13 luglio 2024

La maturità

Ogni anno in questo periodo si parla di maturità. Quest'anno con una polemica in più: i genitori che vanno ad assistere i figli con i fiori. 
Io la maturità l'ho fatta tantissimi anni fa, potrei fare tantissime vite fa. La scuola è sempre stata una cosa mia, me la sono sempre sbrigata da sola, rimediando alle (peraltro poche) insufficienze per conto mio. Il liceo mi è piaciuto, amavo le lingue, amavo la letteratura e questo resta uno dei pochi legami con la ragazza che ero, insieme ai completi co la giacca nera.
Il giorno dell'orale, quando uscii da scuola, trovai mio padre, con la macchina in bilico su un passo carraio, che mi venne incontro a chiedermi com'era andata. Non mi aspettavo di trovarlo lì, lui che non era mai venuto nemmeno a parlare con un professore. Era andata che avrei voluto parlare di Heine, invece parlai di Thomas Mann, a una commissione che avrebbe voluto sentir parlare di Goethe. 
In quel momento, all'uscita da scuola, con l'esame già fatto, stavo pensando ormai ad altro. Pensavo al pomeriggio, a un'amica che doveva venire a studiare per il suo esame, che era il giorno dopo, e alla vacanza più lunga della mia vita. 
Dopo è stato tutto veloce, gli anni sono passati in fretta, ho sempre mantenuto l'abitudine di vivere pensando a quello che viene dopo. E ogni anno, quando sento parlare della maturità, mi accorgo che la mia me la sono dimenticata. C'è solo mio padre che mi aspetta fuori, con la macchina in bilico sul passo carraio. E allora vorrei essere stata un po' più brava in tutto, nella vita. 

sabato 22 giugno 2024

Monaco e la vita di periferia

Monaco è la mia seconda città. Una città che è entrata nella mia vita molti anni fa, quando ci ho abitato per un periodo, e che poi non è mai più uscita. Ogni tanto ho bisogno di andarci, ho bisogno di camminare sulla Kaufingerstraße e vedere quali sono i negozi nuovi e quelli che invece non ci sono più. Ogni volta cerco di ricordare dove fosse il World of Music, quel WOM che era un punto di ritrovo, un luogo in cui passare ore con le cuffie ad ascoltare musica. Un negozio nuovo e, allora, negli anni Ottanta, innovativo, che invece oggi sarebbe anacronistico. E mentre lo cerco, osservando la nuova fisionomia che di volta in volta la città assume, mi accorgo in realtà di cercare la ragazza che ero a diciotto anni. E a volte la intravedo in una birreria storica, dove andavo a prendere una torta, oppure a una finestra della libreria di fronte al Glockenspiel.
Quello che non avevo mai fatto, in tutti questi anni, nonostante le volte in cui sono tornata, è stato andare dove abitavo allora. E invece questa volta ho voluto farlo, perché poi quando mi ricapita di andarci con la macchina? Eppure allora la macchina non l'avevo, ma andavo lo stesso avanti e indietro da Marienplatz e da Schwabing senza nessun problema. Ho rivisto la fermata dell'autobus che, dall'ultima stazione del metrò, quella dell'Olympiazentrum, mi portava nella periferia in cui percorrevo velocemente il tratto che conduceva a casa. Lo facevo anche di sera, qualche volta con un brivido di paura, qualche altra con la tranquillità incosciente di chi è ancora giovane. 
È stato quando ho ripercorso quella strada in macchina e mi sono ritrovata davanti a una casa disabitata, con il prato incolto, le altalene abbandonate, che ancora, come allora, ho ritrovato la similitudine con la via di Milano in cui sono cresciuta. Se non fossi stata abituata a vivere in una zona periferica a Milano, probabilmente avrei avuto più difficoltà anche a vivere in una zona periferica a Monaco. Allora invece era normale. Quando ha iniziato a diventare indispensabile avere una stazione del metrò vicino a casa? Di preciso non lo so, ma so che quel giorno sono invecchiata.
Io e i miei amici vivevamo in periferia, andavamo a scuola in zone centrali, tornavamo a casa a pranzo, quasi sempre facevamo un'escursione in centro nel pomeriggio e spesso ci tornavamo di sera. Non ci pesavano i tratti a piedi e quelli in autobus e ci stupivamo sempre di quanto fosse veloce il metrò. Non piantavamo tende per difendere il diritto ad avere una casa in centro, anzi, nemmeno la volevamo, allora, quella casa in centro, perché amavamo la periferia e il senso di libertà che ci davano quelle corse avanti e indietro. E io amavo anche la casa di Monaco e mi è dispiaciuto trovarla abbandonata, senza un nome sul cancello, senza voci di bambini che giocavano. Credo che non ci tornerò più, perché difficilmente avrò ancora il tempo di tornare fin lì, le prossime volte che sarò a Monaco. 


venerdì 31 maggio 2024

Stereotipi femminili

Martedì, al termine di una giornata lavorativa troppo lunga, ho visto il saluto della Meloni a De Luca e mi sono fatta una risata.
Sono rimasta però perplessa che, dopo tutti i discorsi sugli stereotipi femminili, sul rosa, sui giocattoli, sull'educazione delle bambine diversa da quella dei bambini, siano stati tirati fuori proprio tutti quegli stessi stereotipi e che ci sia stato un richiamo all'eleganza femminile, che imporrebbe di incassare l'insulto e far finta di niente. 
E mi spiace che una delle prime a rispolverare gli stereotipi sia stata proprio Lella Costa, perché Lella Costa mi piace fin dai tempi di Magoni e da allora sono sempre andata a vedere i suoi spettacoli ogni volta che ho potuto.


sabato 18 maggio 2024

La palma della noia





Che noia Meryl Streep.
Che noia le celebrazioni ipocrite, soprattutto quando riguardano una che dell'ipocrisia è diventata un monumento. Una che chiamava "God" Weinstein quando era il padrone di Hollywood, e che poi l'ha scaricato appena è scoppiato lo scandalo. Una che ha inondato le pagine dei giornali raccontando la storia stucchevole della famiglia perfetta, del matrimonio eterno, anche se si era separata da anni.
Ho scoperto che non mi piace Meryl Streep quando ha iniziato a girare la sua foto sull'autobus e il post lagnoso perché secoli prima era stata scartata al provino di King Kong. Era un falso, non l'aveva scritto lei, ma era una di quelle prediche insopportabili che le aleggiano sempre intorno. Che poi si sa che per fare un film è importante anche l'aspetto fisico e infatti Meryl Streep è completamente fuori luogo ne "La casa degli spiriti", dove interpreta una donna che dovrebbe essere piccola e scura. E fuori luogo è volerla vedere come una che ha cambiato il modo di rappresentare le donne.
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lunedì 29 aprile 2024

Uscite

Una ventina di anni fa sono stata al Carcano a vedere Carmen con Monica Guerritore. Ero con mia madre e mia sorella, era la prima e a noi piacque molto, ma il resto del pubblico la pensava diversamente e, al termine, ci fu una specie di rivolta, con gente che urlava e reclamava.
Accanto a me era seduto un ragazzo che, nonostante l'età, era fastidiosamente vecchio e ad un certo punto decise di partecipare all'insurrezione: "Avanspettacolo di quarta categoria!" urlò. 
"L'entrata è a pagamento, l'uscita è gratis," gli rispose la Guerritore. 


Stasera, a distanza di tanti anni, mi è capitato di leggere un post di Monica Guerritore che se la prende con Guia Soncini per un articolo. E probabilmente molte persone, come me, neppure avrebbero saputo di quell'articolo e invece poi sono andate a leggerlo e si sono chieste perché mai se la sia presa tanto. Ma soprattutto, quello che mi ha messo tristezza, è il bisogno di dire "Io sono e invece lei...", prendendosi come merito anche quello di aver avuto sedici anni quando l'altra ne aveva due. Un bisogno che chi è davvero non ha. E mi ha messo una gran tristezza per tutta la distanza che separa questa risposta da quella sull'uscita gratis.


giovedì 11 aprile 2024

Il tempo delle mele

Ho rivisto "Il tempo delle mele", 1 e 2, e mi è piaciuto ancora. Mi è piaciuto moltissimo, non so se come allora, quando l'avevo visto al cinema, perché non mi ricordo più. Mi è piaciuto come mi piacciono le commedie francesi tipo "Se sposti un posto". Un genere di commedia che noi non facciamo. E non importa se l'altra volta ero più giovane di Vic e adesso ho quasi l'età del nonno. Resta invece da chiedersi chissà come mai abbia avuto più successo Pierre Cosso di Alexandre Sterling, che era più bello e che ha fatto il primo film, più divertente e originale.
Ma si sa, la vita va così. 



sabato 9 marzo 2024

Opinioni

Mio padre ha sempre letto tre giornali ogni giorno. Uno era sempre il Corriere, gli altri cambiavano, a seconda dei giorni o di quello che succedeva, perché gli interessava sapere cosa diceva una certa parte politica su un certo avvenimento. 
Adesso, che non vivo più con lui e che anche i giornali sono cambiati, non so se ne legga ancora tre al giorno. So però che, ad un certo punto, quella che mi sembrava una sua mania è diventata una mia necessità. 
Durante il periodo del covid ho continuato a svegliarmi alle 6:30 anche se non dovevo fare la strada per andare al lavoro, per leggere i giornali italiani e quelli stranieri nelle lingue che conosco.
Su fb leggo pagine di giornalisti che hanno idee diverse dalle mie. Spesso mi arrabbio, ogni tanto invece mi stupisco di trovarci un pensiero che condivido. 
Ho letto libri di politici che non ho mai votato, perché mi interessava capire e capirli.
Resto sempre perplessa quando qualcuno mi dice che non leggerebbe mai certi giornali e che non guarda certi canali. Se non fosse per mio marito, io guarderei tutti i talk show, anche quelli più faziosi. Soprattutto quelli. 
Eppure in questi mesi mi sono sentita dire che guardo le cose da un solo lato, anche da persone che in passato sono inorridite davanti ad alcuni libri che avevo letto "per ragioni etiche".
E siccome le ragioni etiche mi sono sempre sfuggite, mi chiedo se non sia per ragioni etiche che un giornalista, con cui non sono quasi mai d'accordo, non possa parlare in un'università a causa delle sue origini. Questa violenza di non lasciar esprimere chi ha idee diverse o un colore della pelle diverso o una religione diversa mi fa paura.
Voglio continuare ostinatamente a credere che si possa parlare, discutere, restare della stessa idea o cambiarla.



venerdì 2 febbraio 2024

Questo cielo






Ero davanti alle scale della metropolitana e una tizia mi ha chiesto un'indicazione. Le ho risposto che stavo andando proprio lì e che potevamo andarci insieme. 
Mi ha raccontato che veniva da Genova, che aveva preso il Frecciarossa per la prima volta e lo trovava fantastico. Era venuta per fare un concorso. E  intanto si guardava intorno e poi mi ha detto: "Che bella questa zona!" 
Ero un po' sorpresa, perché io trovo che sia una delle più brutte. Ma poi lei ha aggiunto: "Non sembra neanche Milano."
L'avrei mollata lì, ma ormai eravamo quasi arrivate. 
Eppure stasera, quando sono uscita dall'ufficio e ho visto questo cielo, ho ripensato a lei. Ma probabilmente era già partita e anche se fosse rimasta non se ne sarebbe accorta. Perché vengono a Milano, lavorano a Milano, vivono a Milano, ma vedono solo quello che loro credono che sia Milano.