giovedì 30 luglio 2020

La notte più lunga


La notte più lunga arriva sempre.
Si agita nell'atmosfera dei giorni che la precedono,
in un'attesa nervosa.
È il ricordo di un tuono che scuote la terra,
di un lampo che squarcia il cielo.
È il ricordo di una mattina di sole,
delle foglie verdi, ricoperte di gocce di pioggia, 
che presto si asciugheranno.
Tutto sembra come prima.
Ma niente sarà più come prima.

venerdì 24 luglio 2020

Luglio


Ieri era il 23 e, mentre facevo colazione e mentre andavo al lavoro, cercavo di ricordare a chi dovessi fare gli auguri per il compleanno. Nel momento in cui mi sono ricordata chi fosse, ho realizzato anche che non era il caso di farglieli, perché gli anni li aveva compiuti sì il 23 ma di giugno.
Luglio, che di solito dura sempre vent'anni e che, nonostante sia il mese in cui lavoro di più, è rimasto uno dei miei preferiti, quest'anno mi è volato, non mi sono quasi nemmeno accorta di lui.
In questo anno strano e stravolto non mi sono ancora nemmeno arrabbiata per quest'estate fredda e piovosa, che non c''è.

domenica 12 luglio 2020

Ancora tu!

E io che credevo di non guidarti più!! Eravamo sempre insieme, avanti e indietro per le strade, per anni tra Milano e Corsico. E poi tra casa e via Washington, tra casa e il supermercato. Quando cambiavamo percorso, ogni tanto, ci perdevamo, con Tuttocittà sul sedile del passeggero, e trovavo la via quando eravamo già da un'altra parte. Una sera ci siamo perse a Lampugnano, continuavo a girare per file di case tutte uguali e non sapevo come uscirne. Allora ho chiamato mio marito, che si è irritato perché stava dormendo e poi si è irritato ancora perché non sapevo nemmeno dirgli dove fossimo.
Li ho contati, sono tredici anni che non ti guidavo più. Nei miei sogni più agitati tento di fare un numero girando la rotella di un enorme telefono grigio e la rotella non si gira, il mio dito non riesce a fare quel numero. Oppure giro la chiave nella serratura di una porta che, per quanto io giri, non si chiude. Altre volte ti sto guidando e la marcia non entra. In quei sogni sei sempre tu che sto guidando, la marcia che non entra è sempre la tua. Non quella dell'Alfa, con quell'assurda retromarcia che stava davanti. Ci sono state altre macchine, in questi tredici anni, macchine più grandi, più comode, automobili vere, ma che non sono mai state veramente mie, perché non avevo più bisogno di una macchina tutti i giorni. "È troppo grande per te," ha detto mio padre di tutte quelle auto, perché per lui un'automobile è come un paio di scarpe, ha la taglia.
Domani saremo di nuovo insieme, magari tirerò un po' troppo quel cambio, ma sarà bello al semaforo avere una macchina con una gran ripresa e fare una partenza tamarra, come quelle che non si possono fare con le altre automobili.

sabato 11 luglio 2020

Come prima

Su una rivista che ho comprato in settimana e che leggo solo ora, ci sono due lettere che parlano della vita che si è interrotta nel terrore di mesi silenziosi, in cui risuonavano le ambulanze, e di quanto questa vita faccia fatica a riprendere, lasciandoci il timore di non riuscire mai più a tornare come prima. È quel "come prima" la cosa più importante che se n'è andata e anche quello che eravamo noi prima. 
Ogni tanto ripenso a quando è successo quello che sembrava impossibile e penso che non dovremmo più lasciare che succeda. Adesso sembra quasi lontano e irreale che qualcuno ci chiedesse un'autocertificazione per uscire di casa e che fosse un problema persino l'abitudine di fare la spesa tutti i giorni, ma in realtà è successo e non tanto tempo fa.
Nel frattempo si parla di prolungare lo stato di emergenza di altri sei mesi, nonostante i dati dei contagi e delle terapie intensive di questi giorni. E allora è facile pensare che è successo e che potrebbe succedere ancora.

lunedì 6 luglio 2020

La zanzara nella televisione

Quand'ero bambina, la F1 era una zanzara che passava dalla televisione, nelle domeniche di sole al lago. 
La zanzara è tornata in casa mia quando sono andata a vivere con mio marito e allora, ogni tanto, con il sole che entra dalle finestre aperte, mi sembra di tornare a quelle domeniche, con mio nonno seduto fuori, che guardava la televisione, mentre noi giocavamo lì accanto. Avremmo potuto disturbarlo, ma non lo disturbavamo: gli adulti lo infastidivano velocemente, i bambini mai.
La F1 a volte mi annoia, la ascolto ma non la guardo. Con il Motogp è diverso, perché è più veloce e a volte io e mio marito ci guardiamo stupiti di aver urlato, per la gioia o per la delusione.
Con la F1 siamo più composti, per mio marito l'importante è che vinca la Ferrari, chiunque la guidi. Per me l'importante è che vinca Raikkonen, qualunque macchina guidi, dopo quella gara di tanti anni fa, che portò a termine nonostante l'auto semidistrutta. Ma se anche non vince non importa.
Ieri eravamo fuori, non mi sono nemmeno accorta della F1, fino alla sera, fino a quando ho visto le immagini e questo ragazzo, Charles Leclerc, che mi era già simpatico ma adesso lo è di più. Questo ragazzo che sorride e che non fa tante storie, contrariamente al suo compagno di squadra, e che ha scelto la posizione più semplice e logica, ma non la più scontata o la più comoda, prima di arrivare secondo in una gara in cui partiva malissimo.
In fondo ha anche lo stesso nome di mio nonno.