martedì 12 maggio 2020

L'appello contro la normalità

Per la seconda volta in pochi giorni mi è capitato sotto gli occhi l'appello promosso da Juliette Binoche e sottoscritto da altri attori, tra cui Robert De Niro, Monica Bellucci e Penelope Cruz, contro il ritorno alla normalità, al consumismo, alla vita superficiale. A parte che continuo a non capire perché una vita votata alla superficialità e all'egoismo dovrebbe aspettare un virus che impone il distanziamento sociale per diventare profonda e altruista, mi sembra che l'essenza della vita sia proprio nella normalità delle cose, in quel piacere che nel mondo di prima veniva dopo il dovere, ma che lo rendeva sopportabile e gli dava un senso. Non capisco cosa ci fosse di mostruoso nell'acquisto di un paio di scarpe o di un vestito, nonostante l'armadio fosse già pieno. Non capisco cosa ci fosse di terribile in una cena fuori dopo una giornata di lavoro, in una vacanza al mare o in un weekend lungo. Sono cose rinunciabili, di cui si può fare a meno? Certo, ma poi cosa ci resta? Cosa ci resta quando abbiamo rinunciato a tutto il rinunciabile e ci siamo dedicati solo all'essenziale? E soprattutto, gli attori che hanno firmato quell'appello dovrebbero ricordarsi che il superfluo, i vestiti, le scarpe, i ristoranti, le vacanze sono l'essenziale, quello che permette di pagare i mutui e di sfamare i figli, per moltissime persone. Persone che spesso impiegano molti anni per guadagnare quanto guadagnano loro con un solo film.

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