domenica 13 marzo 2022

Guerra e sequestri

Il simbolo di questi giorni, di questa nuova tragedia è lui. 
Mi piaceva guardarlo quando all'improvviso appariva, con le sue tre vele, impossibili da confondere. Era una visione che si incrociava con chi lo fotografava da altre spiagge, uno dei protagonisti di quelle estate in cui si cercava di recuperare la fatica dell'anno trascorso. Quelle estati che nello stesso tempo davano un senso a quella fatica: valeva la pena lavorare per poi essere lì,  davanti al mare, e guardare uno yacht che passava.
Non che io avessi voglia di salire su uno yacht, in mare sto anche male. Solo era bello guardarlo. 
Questa era la vita di prima, la vita fino al 2019, e a riguardarla adesso sembra che tutti i problemi che abbiamo avuto allora siano stati falsi problemi, quasi infantili. Non sapevamo che il mondo in cui lavoravamo e poi andavamo al mare e guardavamo passare uno yacht sarebbe stato spazzato via, prima da una pandemia e dalla sua gestione folle, poi da una guerra che non abbiamo ancora capito bene come abbia potuto scoppiare, nonostante l'abbiamo avuta sotto gli occhi per anni.
E intanto arrivano notizie di beni sequestrati, tra cui quello yacht, che vedevamo passare. Beni che sono sempre stati sotto i nostri occhi, che se erano posseduti illegalmente viene da chiedersi perché non ce ne sia importato nulla prima. E se invece sono posseduti legalmente, con che diritto li sequestriamo? La risposta sta nelle faccine che ridono, sotto alla notizia. 


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