sabato 16 ottobre 2021

Cavour e il nostro tempo

"La scossa che ha rovesciato il più grande sovrano d'Europa ha reso vacillante il trono di tutti gli altri monarchi, tanto che la maggior parte di loro ha ritenuto di dover raddoppiare la vigilanza, per reprimere gli animi infiammabili; condotta che si può perdonare a persone che non sanno che la forza elastica del gas cresce proporzionalmente alla pressione che sopportano."

"Il nostro governo non ama l'industria; me ne convinco ogni giorno di più; vede in essa un ausiliario del liberalismo, e prova per essa una ripugnanza che non riesce a vincere." 


"Sì, mio caro, sono ormai due mesi che respiro un'aria satura d'ignoranza e di pregiudizi, ed abito in una città dove bisogna nascondersi per scambiare qualche idea che esca dalla sfera politica e morale in cui il governo vorrebbe tener imprigionati gli spiriti."



Non pensavo di trovare tra le lettere di Cavour così tanto del nostro tempo, di questi nostri giorni fermi. E viene naturale però chiedersi come sia stato possibile che lo stato costruito da un uomo così aperto al progresso e di vedute così ampie, si sia ripiegato su se stesso in questo modo. Com'è stato possibile che dopo non ci sia stato più nessuno alla sua altezza?

Dopo due anni di pandemia e di lockdown che hanno massacrato un tessuto produttivo già fragile, ci troviamo divisi tra chi considera il vaccino il male assoluto e chi vuole imporre a quelle stesse persone una tessera per lavorare. Non vedo molta differenza culturale tra queste due fazioni, credo che siano il risultato dello stesso vuoto. E intanto le proteste ci porteranno a altri lockdown. Forse, quando avremo toccato il fondo, ci renderemo conto di quello che stiamo facendo. 


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