sabato 17 dicembre 2022

Scadenze

 "Buongiorno, il suo abbonamento in palestra sta per scadere, le fisso un appuntamento per il rinnovo?"

"Sì, grazie, per me e per mia moglie."

"Ma quello di sua moglie non scade."

"Impossibile, ci siamo iscritti insieme."

"Controllo... ah sì, c'è stato un errore, avevamo conteggiato due volte la sospensione per covid e avevamo messo la scadenza a febbraio. Scade adesso anche quello di sua moglie."

Mannaggia a lui!!!




domenica 4 dicembre 2022

Per un caffè

"Hai due euro? Mi servono i soldi per il caffè."

Ho detto  una mattina in settimana a mio marito prima di uscire. È una conversazione che si ripete più o meno ogni dieci giorni perché a me non piace prelevare. Più che altro non mi piace digitare i tasti sudici e poi ho sempre paura che quello che mi sta dietro si avvicini troppo per leggere il pin, oppure che qualcuno, vedendo che mi allontano dal bancomat, dopo aver prelevato, pensi di derubarmi. Perché quando le cose ti sono successe pensi sempre che possano succederti ancora. 

Lui invece ogni tanto preleva perché dice che non si può farne a meno e spesso ha ragione, anche quest'estate, in Sardegna, in Austria, in Germania  ha avuto ragione. Così mi ha dato 50 euro.

"Ma no, non posso prendere il caffè con 50 euro!"

Alla fine, frugando in tutte le tasche possibili, abbiamo messo insieme 2 euro. Perché io pago sempre con il bancomat, ma pagare il caffè con il bancomat in effetti è da rompipalle,  più o meno come pagarlo con 50 euro.


lunedì 28 novembre 2022

I nostri ieri




Sono tanti i nostri ieri. È un calcolo che non riesco a fare e quando afferro quel numero lo mantengo per poco, poi lo perdo, inghiottito dagli oggi e dai domani.

A volte mi stupisco che sia passato così tanto e subito dopo mi sembra poco, tra tutte le cose che abbiamo fatto, quelle che ci sono riuscite e quelle che avremmo voluto ma non siamo abbiamo avuto. 

I nostri ieri sono tutti lì, impilati uno sull'altro, mentre i nostri oggi si aggiungono e si mescolano, confondendoli e confondendoci: siamo sempre quelli o forse siamo altri.

sabato 12 novembre 2022

Quello che si rimpiange

Alla fine quello che rimpiangiamo sono le cose che non abbiamo fatto, i figli che non abbiamo avuto, le persone che non abbiamo voluto conoscere.

Otto anni fa dicevo a mia madre: "Ma non la conosco, perché dovrei invitarla al mio matrimonio?"

"Ma la conosco io!" insisteva mia madre. Diceva che era una persona simpatica, allegra, piena di voglia di vivere. 

Otto anni fa non sapevo quanto mi sarei pentita di non averla invitata, di non averla conosciuta. Perché forse pensavo persino che prima o poi ci saremmo conosciute, in modo spontaneo, non come pretendeva mia madre. Perché avevamo tante cose in comune e forse ci avrebbe fatto piacere conoscerci.

E invece mia madre mi ha detto che è morta, che tutte le sue possibilità di conoscere e di vivere sono finite. Era allegra, simpatica, piena di vita, ma qualche mese fa l'aveva colpita una malattia che la voglia di vivere gliel'aveva fatta passare, perché la sua vita era diventata un inferno, perché non era più una vita, non quella che voleva vivere. 

Alla fine restano le cose che non c'è stato il tempo di fare,perché a volte il tempo finisce troppo in fretta. 




martedì 1 novembre 2022

1° novembre

Forse l'estate è finita. Forse sarà un inverno terribile ma almeno l'estate è terminata il 1° novembre in riva al mare.



domenica 2 ottobre 2022

La festa dei nonni




Giulia Torelli non l'avevo mai sentita nominare fino all'altro giorno, quando Selvaggia Lucarelli (e ogni tanto meno male che c'è la Lucarelli) l'ha massacrata. Ieri, per qualche motivo, mi è apparso il video in cui Giulia Torelli si è scusata per le sue parole e era ancora più antipatica che nel video in cui insultava i vecchi. Perché antipatico è il suo tono saccente, il modo di fare un po' seccato con il mondo, il suo disappunto di doversi scusare per qualcosa che tutto sommato doveva essere detto. Eppure, più delle sue parole, l'altro giorno mi erano rimasti impressi i pochi commenti che la difendevano, soprattutto quello di una ragazza che diceva che quelle cose erano vere perché i giovani adesso hanno problemi psicologici per colpa dei vecchi. E allora ho capito che questi ragazzi, che durante la pandemia sono stati diligentemente chiusi in casa a fare videogiochi, videoincontri, videolezioni, davvero credono di essere meno fortunati della generazione che è nata tra le bombe, che ha ancora vivi i ricordi delle corse nei rifugi e dei pasti rimandati a tempi migliori (e forse proprio per questo ha avuto voglia di costruirli, quei tempi migliori). È qualcosa che si è diffuso in modo sotterraneo, un solco che contrappone i giovani e i vecchi, come se davvero avessero interessi contrapposti, come se una categoria fosse la causa delle disgrazie dell'altra. Anche la campagna elettorale ha scavato questo solco, perché qualcuno ha visto il vantaggio che poteva derivare da questa contrapposizione. Come quella tra donne e uomini, tra Nord e Sud. C'è sempre una contrapposizione che per qualcuno può essere utile creare e alimentare. 

Intanto oggi è la festa dei nonni, girano vignette e frasi affettuose. Chissà se chi le pubblica si rende conto che sono quegli stessi vecchi di cui parla Giulia Torelli.

mercoledì 28 settembre 2022

La scuola è importante



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Stamattina ho portato due giacche che non metto più a una ragazza straniera e lei mi ha chiesto se avevo qualche soldo per ritirare un libro che ha prenotato in cartoleria per suo figlio. "Perché la scuola è importante," mi ha detto.

Ho chiesto come si trova e mi ha detto che è molto timido e si preoccupa di non riuscire a imparare "questa lingua".

Durante la giornata mi è tornata in mente più volte la sua frase: "Perché la scuola è importante". Ho pensato a come è bello che una ragazza come lei, che non ha un lavoro fisso, creda nella scuola come mezzo per dare a suo figlio un futuro migliore. 

Poi, mentre tornavo dal lavoro, mi sono passate davanti agli occhi le immagini dei ragazzi del liceo Manzoni, che protestano contro l'esito di un voto libero e democratico, come è stato quello di domenica. Ragazzi che invece avrebbero bisogno di andare a scuola per capire che la democrazia è rispettare quel voto e che le dittature sono sempre nate da qualcuno che voleva imporre la propria volontà con la prepotenza. Che un governo lo si può contestare per quello che fa o che ha fatto, non quando non è ancora formato. 

E subito dopo ho pensato che forse no, forse la nostra scuola non serve, se non è riuscita a insegnare nemmeno questo a dei ragazzi che fanno il liceo.

venerdì 23 settembre 2022

Autunno

Da un giorno al'altro era arrivato l'autunno in tutta la sua tristezza. - Due, Irène Némirovsky


Io ho un problema con l'autunno. Mi intristiscono le giornate che si accorciano, il buio che arriva nel mezzo del pomeriggio. I golfini e le giacche pesanti che sostituiscono quelle leggere, fino al cambio dell'armadio inverso, con i vestiti neri e i pantaloni che sostituiscono i vestiti chiari di cotone o di lino. Le coperte per imbottire il letto, che diventa più lungo da fare alla mattina. L'imballaggio e lo sbaraccamento dei mobili da esterno. 

È la malinconia dell'estate che muore e non c'è verso di tenerla viva. Poi, intorno a metà ottobre, la malinconia passa e subentra l'abitudine a perdere più tempo per vestirsi, con le calze e i cappotti, i piumini e l'attesa di una nuova estate.

Il 23 settembre, se potessi, premerei il pulsante per riavviare un'altra volta l'estate.

 


domenica 28 agosto 2022

L'ultima estate




Tre anni fa molti miei contatti, durante le vacanze, avevano fatto dei diari di viaggio, in cui alle foto avevano aggiunto le loro impressioni e gli aneddoti divertenti che erano capitati. Io, che mi ero limitata alle foto, alla sera, quando tornavo in albergo, mi divertivo a leggerli, soprattutto alcuni, davvero divertenti, erano diventati un appuntamento fisso. Quell'estate è stata l'ultima in cui sono stata convinta che il mondo occidentale non sarebbe mai cambiato. Ripensandoci adesso, era una convinzione ingenua, però io avevo sempre visto solo quel mondo e non mi sfiorava l'idea che potesse finire. 

Quest'estate ho visto tante foto, alcune con spiegazioni molto belle, ma mi apparivano mescolate a post su una campagna elettorale che si sta rivelando pessima e surreale rispetto ai problemi reali. 

Ho cercato di passare queste vacanze nel modo migliore, facendo le cose che avevo voglia di fare, con il retropensiero che forse sarà l'ultima volta, che forse tra un mese il mondo a cui ero abituata sarà scomparso, come è scomparso due anni fa, e quest'estate è stata solo un ultimo retaggio.

giovedì 18 agosto 2022

La vera Sardegna

Ha iniziato Bianca Pitzorno con un post indignato, con cui commentava un libro per la celebrazione dei 60 anni della Costa Smeralda, che per lei è una vergogna. 

Poi sono apparsi vari post di "sardi veri", che a Porto Cervo si vantano di non esserci mai stati. 

La sera di Ferragosto, mentre cenavamo sulla terrazza di un albergo, augurandoci che i lampi che vedevamo in lontananza fossero i fuochi d'artificio, mentre si alzava un vento che rendeva fastidioso stare seduti e cenare, dietro di noi una signora si è messa a parlare con i ragazzi del tavolo accanto. 

"Porto Cervo non ci è piaciuta," ha detto. "Troppo lusso e troppa ostentazione."

"Noi siamo a Baia Sardinia," hanno detto i ragazzi imbarazzati. "Non ci andiamo mai."

"Siamo stati nell'Ogliastra," ha continuato imperterrita la signora. "Lì sì che abbiamo trovato la vera Sardegna. Abbiamo mangiato il prosciutto e il formaggio fatti dai pastori."

"Veniamo sempre qui perché abbiamo gli amici," hanno detto ancora i ragazzi, quasi per giustificarsi.

"Non è la vera Sardegna".

Non so se sia la vera Sardegna e non so nemmeno se non lo sia. Eppure la Sardegna l'ho girata, so che il mare bello lo si trova in qualsiasi angolo, più difficile da trovare, in certe zone, è un ristorante per cenare almeno alla sera e per farlo a un'ora decente, senza dover tornare prima dalla spiaggia. Ma perché mai la Costa Smeralda, i ristoranti aperti a tutte le ore, in cui si può mangiare quello che si vuole, non dovrebbero essere sardi quanto il formaggio del pastore?

Diciamo sempre che siamo un paese che dovrebbe vivere di turismo ma poi, quando qualcuno ci riesce, il turismo non ci piace  più. 




lunedì 25 luglio 2022

La battuta facile






E poi c'è la battuta facile, la risposta che ti ritrovi tra le labbra senza fatica. Basterebbe non fermarsi a pensare e buttarla lì, senza grandi problemi. Perché in fondo chi se l'è cercata l'ha voluta.

Perché non l'hai detta?

Perché ogni tanto è bello essere diversi. Diversi da loro e diversi da chi siamo stati. O forse soltanto perché ad un certo punto non si ha più voglia.

mercoledì 20 luglio 2022

Il sole

Io amo la notte. Amo tirare tardi, i discorsi sussurrati nel buio, le risate che rompono il silenzio. Amo andare a letto tardi e mettere la sveglia a mezzogiorno, solo per essere sicura di non dormire oltre.
Sono una dormigliona, anche se mi sveglio sempre presto, perché non ho mai tempo di dormire, e ho imparato a farmi bastare quelle poche ore di sonno. E apprezzo le dormite della domenica.
Eppure amo l'alba e amo il sole all'alba e le giornata che inizia. Comunque sia.



martedì 12 luglio 2022

Razionamenti

Razionamenti è la parola più usata in quest'estate in cui dovrei essere contenta perché fa finalmente caldo, e invece l'incubo della siccità e del razionamento dell'acqua fanno quasi sperare che piova. E poi anche se piove dicono che non servirà. 

E si parla di razionamenti per l'autunno e l'inverno. Razionamenti di luce, di gas. Si parla addirittura di coprifuoco per negozi e locali. Ancora coprifuoco, una parola assurda, eppure abbiamo vissuto per mesi con il coprifuoco e nemmeno tanto tempo fa. 

Se ne andranno posti di lavoro, attività polverizzate.  E se ne andrà anche la nostra vita, sprecata ad aspettare tempi migliori,  mentre i tempi migliori sembra che se ne siano andati definitivamente con il 2019. 

"Oggi desiderare la normalità è davvero trasgressivo", ha scritto Stefano Burbi. Non avrebbe potuto descrivere meglio questa paura che ci portino via una vita normale. 


domenica 10 luglio 2022

Via Tortona

"Ma cosa fai, fotografi la banlieu?"

"A me la banlieu piace."

Via Tortona è così, proiettata verso il futuro e la sperimentazione, con il Mudec, gli studi di architettura, i laboratori della moda. E poi c'è il ponte di ferro, chiuso per lavori chissà da quanto e chissà ancora per quanto. Un altro ponte la collega all'altra parte della città, ma qui è ancora visibile quello strato di storia recente eppure già dimenticata, il ricordo del naviglio, dei panni lavati sulle sue sponde, delle case di ringhiera, dei sogni di un futuro che non si osava immaginare.

È qui che si fa la città e è qui che è rimasta quella che era. 




domenica 26 giugno 2022

Parigi




La prima volta che ci sono venuta avevo 15 anni, eravamo di ritorno da un giro ai castelli della Loira, è stata la prima capitale europea, il primo viaggio all'estero, tutto il resto è venuto dopo.

L'ultima volta avevo 35 anni, dormivo a Saint Quentine en Yveline, perché mio marito lavorava lì. Avevo girato da sola per un giorno intero, avevo ritrovato i ricordi di tutte le volte che ci ero tornata, ero tornata a Saint Germain des Pres, avevo rivisto la fermata del metrò che era stata la mia, l'albergo dove avevo dormito, la libreria L'écume des pages, dove avevo passato tante sere d'estate con mia sorella. Avevo rivisto i nostri vent'anni. 



Avrei voluto tornare prima, ma il tempo è passato in fretta. Tornare a Parigi vuol dire ritrovare il filo dei ricordi, riannodare quel  filo e poi lasciarlo sapendo di ritrovarlo.



sabato 11 giugno 2022

Sciascia e referendum

"Si vota? Domenica si vota???" mi chiede ogni tanto qualcuno.

È incredibile che così tante persone non sappiano che domenica si voterà e ancora più incredibili sono i commenti di chi sa che si voterà. Li ho letti in varie pagine, ma soprattutto in quella di Mentana, proprio dove lui annunciava uno speciale in cui avrebbe illustrato le ragioni del sì e del no. E da qui sproloqui sul fatto che i quesiti del referendum non ci riguardano, che i parlamentari delegano a noi le decisioni che dovrebbero prendere loro (per noi), ma soprattutto che l'argomento è troppo tecnico. 

Ogni volta che leggo questi commenti mi viene una gran tristezza e non solo perché stiamo perdendo un'occasione, perché i referendum non raggiungeranno il quorum e avremo ottenuto solo uno spreco di soldi, ma perché poi queste persone voteranno alle amministrative e alle politiche con la stessa inconsapevolezza, senza rendersi conto che anche comprendere le politiche economiche, fiscali, sociali di un partito o di un candidato è una questione tecnica, che richiederebbe di informarsi, almeno un po'.

E come ogni volta, mi sono tornate in mente le parole di Sciascia:


Questa della «immaturità» degli italiani a fruire di certe libertà, e in definitiva della libertà, è amena e al tempo stesso penosa opinione, se dai vertici che la pronunciano scende a trovar largo consenso alla base.




sabato 28 maggio 2022

Bombshell


Finalmente ieri sera ho visto Bombshell, un film di cui avevo sentito tanto parlare e che non sapevo se mi sarebbe piaciuto. E invece mi è piaciuto molto. In parte per la bravura degli attori, in parte per gli spunti che offre. Eppure c'è qualcosa in questa storia che mi riporta sempre lì, su quel discorso così complicato delle molestie, che in realtà complicato non dovrebbe essere perché è molto semplice: le molestie si rifiutano, si oppone un muro e non si deve lasciarlo scalfire, fine. La donna che cede alla molestia, che la accetta per ambizione, per raggiungere una posizione diventa parte di quel sistema, lo legittima e mette fuori gioco le altre, quelle che la rifiutano, quelle che pur volendo quella posizione non vogliono raggiungerla così. Guardando questo film mi sono sentita ancora una volta dalla parte delle altre, quelle che non conosciamo, perché si sono opposte alla molestia e proprio per questo sono rimaste nell'oblio. E magari, se la competizione si fosse svolta con altre armi, sarebbero state loro quelle famose. Ma non possiamo saperlo perché le donne che hanno accettato la molestia hanno deciso diversamente. E no, non sarò mai dalla parte di chi ha fatto carriera e ha raggiunto determinate posizioni (forse anche a scapito di altre donne) e poi, una volta ottenuto il potere, si sveglia e denuncia la molestia. Non vedo grandi differenze tra queste donne e l'uomo che le ha molestate.


E no, non è che bisogna trovarcisi per parlare perché io mi ci sono trovata e il mio stupore è stato nel vedere lo stupore di un uomo abituato a non vedersi mai opporre un rifiuto perché tutte quelle prima di me avevano accettato le regole di quel gioco. E no, non mi sono mai posta le domande che si pone il personaggio di Margot Robbie alla fine perché io, che ho dubbi su tutto, non ne ho avuti sul mio comportamento, sapevo di non aver fatto nulla per giustificare quelle molestie e sapevo di poter pretendere di non stare a quel gioco. 





martedì 17 maggio 2022

A Milano puoi

Stasera alla Feltrinelli c'era la presentazione di un libro, "A Milano puoi". All'inizio ascoltavo distrattamente, mentre bevevo il primo Cold Brew della stagione. 

Poi ho sentito che si parlava della Creperia di via dell'Orso e allora ho iniziato ad ascoltare attentamente. 

L'autrice del libro, Francesca Noè, si rammaricava della scomparsa di un locale storico, sostituito da 'una catena", e si chiedeva perché rinunciamo alle nostre particolarità per omologarci e lasciare che Milano diventi una città come tutte le altre, con le stesse insegne delle altre.

Condivido il suo rammarico (alla Creperia ero affezionata) e anche il suo interrogativo, ma la risposta è facile: se i nostri locali storici chiudono, perché non possono più andare avanti, perché non c'è più nessuno che li manda avanti, allora per fortuna che ci sono le catene, che ci rendono come tutti gli altri, ma danno anche lavoro a molte persone. 

Il discorso si è spostato poi su quello che manca a Milano e una signora di Firenze ha detto che manca il lavoro per i giovani. Un lavoro che non li faccia sentire frustrati e per il quale possano essere pagati. 

È vero, ma gli stipendi occorre che qualcuno li paghi e ci dimentichiamo troppo spesso che aver chiuso il paese per due anni ha minato questa possibilità. 

Sempre la stessa signora ha detto che molti giovani vengono a Milano per lavorare e non ci stanno volentieri. Hanno elencato dei motivi, ma non credo che nessuno fosse corretto. 

"Non intervenire," mi ha detto mio marito. 

Eppure il motivo è semplice e io, che a Milano vivo da sempre, riesco a capirli questi ragazzi, che hanno lasciato una realtà e si trovano in un'altra completamente diversa. Ci stanno malvolentieri perché cercano quello che hanno lasciato, ma è proprio perché Milano è diversa dalla loro città d'origine che vengono qui. Se a Milano trovassero quello che hanno lasciato, non avrebbero bisogno di venire. 

E invece Francesca Noè ha detto che a Milano succedono tante cose, ma si ha sempre la sensazione di non essere protagonisti di quello che ci succede attorno. Non ci avevo pensato, ma in effetti nemmeno io mi sono mai sentita protagonista di quello che succede a Milano, solo che non me ne è mai importato nulla. Forse la differenza la fa essere cresciuti nell'era dei social network. 

Ho finito il mio Cold Brew senza intervenire ma questo libro credo che lo leggerò.


venerdì 6 maggio 2022

Femminismo e patriarcato

È diventato di moda il patriarcato, parola ripescata nel tempo, che ci fa sprofondare di colpo in un passato che, seppure vicino, è ampiamente superato. 

La parità dei diritti in Italia c'è, per fortuna le donne possono studiare, lavorare, votare e tutto il resto, esattamente come gli uomini, alla cui tutela non sono più sottoposte da tempo. Troppo poco tempo? Sì, ma è così. La prova della raggiunta parità è il fatto che chi sostiene il contrario si concentri su battaglie ridicole di desinenze, cognomi e fischi. Niente di serio. Perché concentrarsi sulle cose serie richiede fatica, impegno, qualche sacrificio. E questo sia per gli uomini che per le donne. 

Il vero ostacolo per alcune donne è proprio la mancanza di volontà di fare qualche sforzo per prendersi la parità. L'ostacolo è quell'attesa di un aiuto perché si è donne e quindi c'è un vuoto da colmare. In realtà non c'è nessun vuoto perché i vuoti si colmano con l'impegno. Ma dare la colpa a circostanze esterne è sempre comodo quando non si ha voglia di impegnarsi. Quando un uomo guadagna di più, difficilmente una donna pensa che se lo sia meritato e che sia lei a dover lavorare per migliorarsi. Un po' come quando la disparità avviene tra persone dello stesso sesso e allora, non potendo dare la colpa al patriarcato, la sì dà alle conoscenze, alle diverse condizioni di partenza. È sempre difficile ammettere che chi guadagna di più, chi è arrivato a una posizione più alta, è stato più bravo, più intelligente, si è impegnato di più.




martedì 3 maggio 2022

Follia

L'anno scorso, quando andavo al lavoro in macchina, mi capitava di ascoltare il finale di una trasmissione con Paolo Mieli che faceva la rassegna stampa. Non ero quasi mai d'accordo con lui, lo ascoltavo con fastidio, sperando che lasciasse presto il posto alla trasmissione successiva. Eppure lo consideravo una persona seria e preparata, sicuramente non un fanatico estremista.

Ieri sera ho ascoltato Mieli che, con la sua voce "noiosa come la pioggia", diceva che bisogna armare l'Ucraina per portarla a essere alla pari della Russia e da qui arrivare alla pace. 

Forse mi sfugge un'evidenza gigantesca ma mi sembra che stiamo andando incontro alla follia. La Russia ha il più grande arsenale nucleare, cosa vuol dire portare l'Ucraina alla pari? Dobbiamo davvero rassegnarci che la via della pace sia uno scontro nucleare? A quel punto, non mi importerebbe nemmeno più molto della pace, credo.



venerdì 29 aprile 2022

Noi e Cavour

Un sistema federativo, su qualsiasi scala sia fondato e quali che siano i legami che lo costituiscono, non può esistere se non ha come base un interesse comune, se i popoli non posseggono un alto livello di civiltà che li metta nelle condizioni di comprendere ciò che conviene di più. Ora mi sembra che questo non sia affatto il caso dell'Europa. Da Lisbona a Mosca, da Londra a Napoli, le questioni più importanti sono discusse con un ardore inaudito, si è scatenata una lotta in tutti i luoghi dell'Europa tra i partigiani dei lumi e i fautori dell'oscurantismo. E in un momento in cui regna una tale divergenza di opinione non solo tra sovrani, tra popoli, ma anche tra individuo e individuo si vorrebbe sottomettere l'Europa a un arbitrato assoluto?

Si ha un bel dire che il congresso generale si occuperebbe soltanto delle questioni tra popolo e popolo e che non si intrometterebbe affatto negli affari interni di ogni Stato, ciò è impossibile. 

[...] Civilizzatevi, istruitevi e sarete liberi dal flagello della guerra; ecco cosa occorre ripetere continuamente ai popoli. Se tutte le nazioni europee avessero raggiunto un alto livello di civiltà, la guerra d'Oriente non ci sarebbe stata. Tutti si sarebbero interposti per sostenere la causa dei greci e il turco sarebbe stato costretto ad accordare sei anni prima ciò che gli è stato estorto con il ferro e il fuoco. - Camillo Benso conte di Cavour




Sembrano scritte oggi queste parole, che invece appartengono a una lettera scritta dal giovane Cavour allo zio. Viene da chiedersi come sia stato possibile che stato creato da un uomo così lungimirante possa essere stato poi attraversato dal ventennio buio del fascismo e sia arrivato alla stupidità attuale. 

Il grado di civiltà che dovrebbe portarci a risolvere i conflitti con la diplomazia, non è ancora stato raggiunto e probabilmente non lo sarà mai, in un'Europa che vuole essere unita sotto un unico pensiero, ma in cui continuano a prevalere interessi contrastanti.

È interessante poi notare come Cavour parlasse dei "greci e il turco", senza confondere un governante invasore e il suo popolo. Problema culturale che oggi ci porta ad escludere i tennisti, le musiche e gli scrittori, persino quelli del passato. Oppure a cambiare i titoli dei film per via di una zeta.


domenica 10 aprile 2022

L'Occidente

 «La risposta era una sola: Stalin. Per quanto mi riguarda posso dire che nel corso di venticinque anni non ci fu un solo giorno in cui io non abbia sentito la sua presenza nel mondo, non abbia provato sdegno, disgusto, umiliazione, paura di fronte a quel nome.»

Ieri, quando ho letto la notizia del divieto da parte di Kiev ai ballerini ucraini in Italia di ballare musiche russe, mi sono tornate in mente le parole della Berberova perché in questa notizia ho sentito la presenza opprimente di uno stato, di un regime, che insegue i suoi cittadini anche fuori dai confini nazionali e impone i comportamenti da seguire. Due stati che per molto tempo sono stati lo stesso e che hanno condiviso la stessa cultura, al punto che il più grande scrittore ucraino è uno dei più grandi scrittori russi. È proprio quella cultura che viene attaccata e confusa con un dittatore. Perché non c'è dubbio (e non ci dovrebbe neanche essere bisogno di continuare a precisarlo) che la colpa di questa situazione sia di Putin. Ma l'attacco alla cultura, il tentativo di farla sparire anche da altri paesi, è quello che dovrebbe fare più paura e far capire che forse stiamo parlando di due cose molto simili.

«...dove si bruciano i libri si finirà col bruciare anche gli uomini» ha scritto Heine un secolo prima che i suoi libri venissero bruciati nei roghi nazisti, seguiti dagli uomini bruciati nei forni crematori. Lo stesso Heine di cui parla Popper in "La società aperta e i suoi nemici" come di un amico di Marx di «idee completamente diverse». Eppure «nonostante questa eresia Heine restò amico di Marx; infatti in quei giorni felici la scomunica per eresia era ancora ben poco comune fra coloro che combattevano per la società aperta e la tolleranza era ancora tollerata.»

Ma lo stesso Popper è letto poco, male, solo attraverso vignette che fraintendono il suo paradosso sulla tolleranza e vengono usate per giustificare l'intolleranza. Ogni dubbio è bandito e non resta possibilità di guardare da un'angolazione diversa, come se il mondo funzionasse con due tasti: bene/male, bello/brutto, buono/cattivo. 

Poi arriva un messaggio da parte di chi, in mezzo alla guerra, trova il modo di lavorare, di far andare avanti il mondo di prima, di mantenere una routine che possa essere la base per il dopo. E in questa voglia di un dopo, in questo sforzo di crearlo, c'è così tanto contrasto con quello che facciamo invece noi, con il nostro contrapporre il condizionatore e il lavoro alla pace. Come se la nostra rinuncia al progresso, come se la nostra decisione di vivere in miseria potesse fermare la guerra. Come se il nostro unico sforzo debba essere quello di fermarci, fare meno docce e spegnere la nostra civiltà. Forse più che a tutti gli altri, i valori e il modo di vivere occidentali fanno paura proprio agli occidentali stessi.



sabato 19 marzo 2022

La cavalletta

Due anni fa non riuscivo a crederci. Da un giorno all'altro il nostro mondo era stato spazzato via. Ci era stato portato via in un attimo, in un attimo avevamo perso la libertà di uscire di casa, di andare a fare la spesa tutti i giorni, di uscire a cena, di vedere gli amici. 

Ero attonita dall'arrendevolezza con cui avevamo accettato la soppressione di tutte le nostre libertà, lo spegnimento del nostro mondo. E sapevo che riaccenderlo non sarebbe stato facile, certo non come premere un interruttore. In quei giorni vedevo la fine del nostro mondo, della civiltà basata sulla libertà. Questa libertà non ci sarebbe stata più restituita, non identica e intatta, perché accettando l'inaccettabile avevamo creato un precedente che l'aveva intaccata per sempre. 

Non vedevo via d'uscita e mi sembrava che da allora la mia vita non sarebbe più stata come la volevo, in qualche modo non sarebbe stata più nemmeno del tutto mia.

Poi è arrivata la cavalletta e le volevo hanno iniziato ad andare meglio, ho iniziato a vedere uno spiraglio, a cercare una luce nella quale rifugiarmi per non ricadere nel baratro del buio.

E oggi continuo ad aggrapparmi a quella luce, anche se un'altra tragedia sta allontanando sempre di più la nostra vita di prima. 



domenica 13 marzo 2022

Guerra e sequestri

Il simbolo di questi giorni, di questa nuova tragedia è lui. 
Mi piaceva guardarlo quando all'improvviso appariva, con le sue tre vele, impossibili da confondere. Era una visione che si incrociava con chi lo fotografava da altre spiagge, uno dei protagonisti di quelle estate in cui si cercava di recuperare la fatica dell'anno trascorso. Quelle estati che nello stesso tempo davano un senso a quella fatica: valeva la pena lavorare per poi essere lì,  davanti al mare, e guardare uno yacht che passava.
Non che io avessi voglia di salire su uno yacht, in mare sto anche male. Solo era bello guardarlo. 
Questa era la vita di prima, la vita fino al 2019, e a riguardarla adesso sembra che tutti i problemi che abbiamo avuto allora siano stati falsi problemi, quasi infantili. Non sapevamo che il mondo in cui lavoravamo e poi andavamo al mare e guardavamo passare uno yacht sarebbe stato spazzato via, prima da una pandemia e dalla sua gestione folle, poi da una guerra che non abbiamo ancora capito bene come abbia potuto scoppiare, nonostante l'abbiamo avuta sotto gli occhi per anni.
E intanto arrivano notizie di beni sequestrati, tra cui quello yacht, che vedevamo passare. Beni che sono sempre stati sotto i nostri occhi, che se erano posseduti illegalmente viene da chiedersi perché non ce ne sia importato nulla prima. E se invece sono posseduti legalmente, con che diritto li sequestriamo? La risposta sta nelle faccine che ridono, sotto alla notizia. 


lunedì 21 febbraio 2022

Eutanasia

"È gravissimo che abbiano bocciato il referendum sull'eutanasia."

"Saresti stata favorevole?"

"Sono per la libera scelta. Tu no?"

"Non voglio pensarci, non mi piace pensarci."

"Neanche a me. Spero di non trovarmici. Ma se mi ci trovassi, vorrei avere la possibilità di quella scelta. Perché quella sarebbe la mia scelta,  capisci? Devi ricordartelo, perché sei la mia parente più prossima."





domenica 13 febbraio 2022

Il concorso letterario

"Sono ancora in tempo per mandare un racconto a un concorso letterario, scade il 15."

"Non fai in tempo, il 15 è dopodomani."

Ha ragione lui, anche perché il racconto non ce l'ho. Da due anni non scrivo nulla,  eccettuata una mezza paginetta scritta più o meno un anno fa per un altro concorso, in cui ricevetti la menzione speciale. Riletto adesso,  c'è da chiudersi perché non mi sia vergognata a spedirlo. 

Ho sempre detto che posso scrivere quando voglio, tirare fuori un racconto in qualsiasi momento. A volte mi sono stupita di come non avessi in mente niente e poi, improvvisamente, mi venisse un racconto. Eppure mi era già capitato di non scrivere per anni, credevo che non avrei scritto più, non avevo nemmeno più voglia di appoggiare la penna al foglio bianco. Poi era arrivato un concorso e, mentre ero all'assemblea condominiale, mi ero ritrovata in testa il racconto, all'improvviso. Un racconto che al concorso passò inosservato, ma poi fu scelto anni dopo per il libro di Ldm pubblicato da Unicopli. Prima e dopo il libro scrissi parecchio per Ldm ed erano racconti da metropolitana autentici perché li scrivevo proprio sul metrò, con il telefono, durante il tragitto da e per l'ufficio. 

E poi? Poi niente, per due anni non ho scritto più niente perché mi sembrava che non ci fosse più niente per cui potesse valere la pena di scrivere, perché ormai tutto era vecchio e superato. Allora stamattina ho iniziato a scrivere dell'unica cosa di cui posso scrivere in questo momento e il personaggio di Susanna è arrivato da solo.




domenica 6 febbraio 2022

Alla televisione



Ieri sera finalmente abbiamo visto Don't look up. Credo che fossimo rimasti gli ultimi, o tra gli ultimi, a non aver visto questo film molto bello per l'ironia graffiante.

Intanto si consumava l'ultima puntata del festival di Sanremo,  di cui, come al solito, non ho visto neanche un minuto, ma so praticamente tutto. Sempre come al solito, perché da una settimana non si parla d'altro, così come durante la settimana precedente non si è parlato d'altro che dell'elezione del presidente della repubblica. La crisi ucraina è solo un accenno sfocato sulle pagine dei nostri giornali e quello che sta succedendo in Canada è sconosciuto a molti di noi.

Va da sé che Drusilla Foer sia arrivata con una settimana di ritardo, altrimenti avremmo avuto il presidente donna e forse nemmeno avremmo fatto caso al dettaglio che in realtà è un uomo. I dettagli sono tanti e assomigliano sempre più a una cometa. 

domenica 16 gennaio 2022

L'influenza

Facebook mi ricorda che tre anni fa avevo l'influenza. 

Mi ero svegliata che stavo bene, mi ero truccata, avevo indossato una gonna nera e una giacca a scacchi neri e blu che indossato abbastanza spesso quando in inverno andavo anora in ufficio. L'avevo comprata da Luisa Spagnoli durante una gita a Lecco.

Ero uscita un po' di corsa,come sempre. Avevo preso il metrò mentre leggevo un libro di Virginia Woolf e ad un certo punto mi ero resa conto di non riuscire più a leggere, avevo uno strano malessere che non passava. A Cadorna speravo che la coppia seduta davanti a me scendesse lasciandomi il posto, ma niente, i due si ostinavano a restare seduti. Quando il treno ripartì, mi girai verso un tizio, la prima persona che mi capitò a tiro. "Sto svenendo," dissi. L'ultima cosa che mi ricordo è il suo sguardo terrorizzato. Quando mi ripresi, ero semidistesa sui sedili della coppia che non era scesa a Cadorna e loro, insieme a altre persone, mi si abitavano intorno preoccuparti. 

Scesi a Duomo, mi seguirono la coppia, un ragazzo e una ragazza. Mi scusai dicendo che doveva essere un calo di pressione. Il ragazzo mi disse che era capitato anche a lui la settimana prima. La ragazza mi disse che aveva una torta, che voleva portarla in ufficio, ma se volevo me la regalava. Rimasero con me fino all'arrivo dell'ambulanza,  confermandomi l'idea che ci sono tante brave persone. 

I medici dell'ambulanza non trovarono niente di strano negli esami preliminari, mi proposero di andare al pronto soccorso, rifiutai: volevo solo andare a casa, spogliarmi, struccarmi e tornare a letto. Mi sembrava un'impresa titanica e quando riuscii a seppellirmi nel mio letto mi sentii felicissima. Avevo avvisato solo al lavoro. Quando alla sera mia sorella mi chiamò per un caffè, scoprii di avere la febbre alta. Era una banalissima influenza. Chissà se riusciremo ad avere ancora una banalissima influenza, a provare quel senso di beatitudine di arrivare finalmente a letto, con la certezza di riprenderci presto. Chissà se riusciremo a non sentirci radioattivi ad ogni starnuto.



sabato 15 gennaio 2022

In palestra

Nello spogliatoio stavo parlando con una persona che conosco perché da anni ci incrociamo in quello stesso spogliatoio. L'argomento era sempre lo stesso di questi due anni: ne usciremo? Una signora si è intromessa educatamente, ha detto che non ne usciremo ma va bene così, in fondo, cosa ci manca. Le ho fatto notare che, per esempio, nemmeno ci vediamo più in faccia per via delle mascherine ma poi ho capito che per lei non è fondamentale. Infatti mi ha risposto che si sforza di pensare che la nostra vita normale, adesso, è questa e pensarlo la conforta. Poi ci ha salutato: "State tranquille, andrà tutto bene."



sabato 1 gennaio 2022

2022

Di questo anno non abbiamo il coraggio di dire niente, solo speriamo che sia diverso dagli altri due che l'hanno preceduto, anche se in qualche modo sappiamo che è impossibile, che quello che è successo non potrà essere cancellato. Io vorrei che tornassimo a essere padroni dei nostri giorni, a poter decidere cosa fare e come farlo, a programmare viaggi a lunga distanza, con biglietti acquistati con mesi di anticipo per sfruttare qualche offerta. Ma non tutti lo vogliamo, a qualcuno piace questo nuovo mondo, che si chiama "nuova normalità ", ma che di normale non ha nulla. 

Facebook mi rimanda i ricordi di altri inizi d'anno con gli auguri di un amico e i ricordi si mescolano con quelli di quando Facebook non c'era e eravamo ragazzini e poi giovani. Siamo stati giovani insieme, abbiamo condiviso molto, ma ora non ci parliamo più perché o sei sì vai o sei no vai e non c'è scambio, una scelta diversa può significare un tradimento. 

Qualche sera fa, in palestra,mi sono vita nello specchio, mentre facevo un esercizio. Ho guardato il mio volto e mi sono stupita di quanto sono invecchiata. Quando ho iniziato a invecchiare? In ogni caso in questi due anni sono invecchiata di più e più velocemente.

Sempre Facebook mi ha rimandato una foto con il cappello e la sciarpa viola. Non avevo ancora quarant'anni, abitavo in un'altra casa. Di quella foto mi è rimasta solo la sciarpa.